ECCO, IO FACCIO NUOVE TUTTE LE COSE (Ap 21,5)

Questo è il tempo del desiderio, della mancanza finalmente dissetata, dell’assenza che cerca la sorgente di quella presenza che diventa luce, orientamento, rifugio.

Il tempo di stare dov’è il tuo desiderio più grande, il tempo del viola che si fa rosso scuro, poi rosa, poi bianco… il tempo del colore che schiarisce toni e sfumature, mantenendo salda la sua intensità.

Cosa vale allora il pensiero, l’azione, la parola, il gesto, cosa rimane della mia vita e dov’è il mio desiderio più grande?

E lì… troveremo Dio? La garanzia dell’avvenire è scritta nel passato, in quella stalla.

Tornerà di nuovo, com’è venuto allora.

E in quell’attesa, nel desiderio, a volte consapevole, a volte impaurito di quell’incontro che si rinnova, si scioglie il nodo aggrovigliato di ogni cuore che aspetta il suo sposo, come un’innamorata al balcone.

“Ci hai fatti per calcar le stelle…”, per custodire un’impronta di cielo nei nostri passi terreni.

Solo Lui disseta.

Possiamo ancora sperare.

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