“ECCO, STO ALLA PORTA E BUSSO” (Ap 3,20)

Non siamo qui per caso.

Nessun abitante di mondi paralleli ci ha paracadutati qui per noia o per scommessa. Siamo qui per condividere, per com-patire, per costruire relazioni.

E invece spesso viviamo in torri sempre più alte, circondate da mura, e tutto il deserto intorno. Raggiungiamo il mondo, ma non sappiamo più guardarlo, buttiamo parole come in contenitori dell’indifferenziata, ma non sappiamo più alzare lo sguardo sul volto di un uomo, possiamo “fare tutto”, ma non sappiamo più sperimentare la leggerezza dello stupore. E a volte contempliamo solo la nostra ombra sulla strada battuta dell’indifferenza che rende, a poco a poco, i nostri giorni ammaccati e stanchi.

Ma noi non siamo questo, non lo siamo mai stati.

Basterebbe ritrovare il coraggio, sentirsi di nuovo in piedi, risvegliare l’ascolto, accostare l’orecchio alla conchiglia del cuore per sentire ancora l’eco di una voce mai spenta.

È l’inizio di un nuovo anno. Tutto ciò che è vivo ha bisogno di noi.

Ci sono nodi da sciogliere, verità da proclamare, dialoghi da promuovere, fragilità da custodire, draghi da combattere, inquietudini da rivelare, misericordia da praticare, un Dio da riscoprire, responsabilità di cui esser fieri, coinvolgimenti da sottolineare.

 IL CREATO ASPETTA IMPAZIENTE IL NOSTRO ABBRACCIO, l’altro aspetta il nostro sorriso, la nostra vita aspetta il nostro intervento.

Basterebbe una parola al giorno, basterebbe il coraggio delle lacrime, la certezza che solo insieme possiamo condividere e colorare lo stesso paradiso. Le nostre mani che si stringono possono fare della nostra vita un giardino fiorito…“Dio scrive dritto anche sulle righe storte degli uomini” e allora non stancarti Signore, continua a scrivere “a quattro mani” la nostra vita insieme a noi.

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