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Degrado urbano a Roma

Ieri, 29 agosto 2015, l’Oratorio Volante della Parrocchia di San Gabriele dell’Addolorata, è sceso in piazza. Ma non è sceso, come di solito, per trascorrere del tempo e farsi due chiacchere tra amici, ma per lanciare un messaggio importante: la piazza è di chi la ama! Con scope, rastrelli e sacchi grandi, abbiamo dato avvio ad un movimento, un movimento che si sa, una sola volta non porta a nulla. Un movimento che ci porterà ad impegnarci nella realtà sociale che ci circonda. Come? Ancora non lo sappiamo… sappiamo solo che al ritorno dal campo Libera a Sessa Aurunca abbiamo sentito un entusiasmo tale dentro di noi che sarebbe stato un peccato lasciarlo scemare così, senza fare niente, perché in questo caso, non avrebbe avuto senso andare. Come racchiudere nomi, volti,storie, emozioni di cui abbiamo fatto esperienza li? Come tramutarle in qualcosa che abbia un senso qui? Per ora, siamo partiti dalla semplicità delle cose. Infatti è successo che stavamo proprio tornando dalla metro dopo aver fatto il viaggio in treno di ritorno, che ci giriamo a guardare la piazza. Di solito avremmo guardato e detto:” che schifo!”. Ma poi ci saremmo girati dall’altra parte, diretti alla nostra meta, dimenticandoci di ciò che avevamo visto un secondo prima. Questa volta invece abbiamo guardato e detto “puliamolo!”. E’ questo che è cambiato in noi, è questo lo scatto che abbiamo fatto. E’ questo lo scatto che tutti noi dovremmo fare, di questi tempi, in una città come Roma. Ok tante cose non vanno bene, sappiamo il perché e ne abbiamo le orecchie (e le scatole) piene! Ma cosa si può fare? Non è proprio dell’uomo stare fermo a guardare che gli viene tolta la dignità, la speranza, un futuro. Sentirci responsabili, coresponsabili di un processo di cambiamento e trasformazione di ciò che ci circonda. Perché, anche se a volte ci fa comodo pensarla così, una piazza non è soltanto una piazza. Tutto ciò che facciamo, non è soltanto tutto ciò che facciamo. Ha un senso in più, da scoprire e riscoprire! Diamo un senso e uno spessore alle cose! Non lasciamoci appiattire alla mediocrità. La piazza e il nostro quartiere sono il riflesso delle persone che lo abitano. E allo stesso modo, la pulizia di una piazza non è soltanto la pulizia di una piazza: è ridar vita e valore a qualcosa che ci appartiene. E’ successo, quindi, che una trentina di ragazzi e adulti per un pomeriggio intero, con amore e sacrificio, hanno dimostrato che è bello curare un luogo. E’ faticoso, ma è bello. Le cose troppo semplici sono per chi rincorre le emozioni fini a se stessi. Noi siamo ragazzi che mettiamo in gioco la vita per grandi ideali!

Ma, come ha reagito la piazza? Le persone intendo, perché sono loro che la rendono tale. Ci guardavano, sorprese, perché si sa.. “queste cose si fanno solo per soldi!” Si fermavano e ci chiedevano “ma davvero è tutto volontariato?” “si signora, è vero!”… altri con gli occhi pieni di riconoscenza, ci hanno ringraziato a cuore aperto: ”avete gli occhi e il viso pulito” ci ha detto una signora, “siete degli angeli!”. Gli anziani hanno quel profumo di saggezza e fierezza di chi ormai la sua vita l’ha vissuta. Non hanno esitato a superare quel velo di vergogna, di incertezza e hanno iniziato a pulire con noi; questo mi ha fatto pensare che un piccolo desiderio di partecipazione sociale c’è in tutti noi, anche in coloro che ormai dovrebbero averlo perso, soffocati dagli anni e dalla vecchiaia. Per loro è bastato per fare la prima mossa, e tutto ha preso vita. Gli adulti invece ci guardavano incuriositi, ma si leggeva felicità nei loro occhi. Non hanno superato quel confine di omertà, non ci sono venuti ad aiutare, sono stati a guardare, diffidenti e indifferenti ma, sono sicura, vigili e pieni di speranza.  Poi c’erano i bambini. Alcuni, presi a giocare tra scivoli e altalene, nella loro ingenuità, non si sono nemmeno accorti della nostra presenza. Due bambini invece, si sono avvicinati e ci hanno detto “è inutile che lo fate, domani è già sporco”. Ecco, è questo che ci deve far pensare; ci deve far pensare a quanto questa lotta è dura perchè la speranza negata ad un bambino è la cosa più brutta che si possa vedere e sentire sulla faccia della terra e che, forse, ci lascia più inermi di tutto. Ci lascia più atterriti, è vero… ma è anche vero che è dal basso che ci si rialza, più forti di prima. Ed è quindi da qui che bisogna ripartire. Bisogna ripartire dagli occhi di quella bambina che ci guardava, incuriosita, timida, a tratti sorrideva e a tratti i suoi occhi e la sua piccola mente sembravano chiedersi il perché, un perché troppo grande, ma un perchè senza preconcetti. Da questo terreno fertile bisogna ripartire… da quegli occhi puri, da pensieri “grandi”, fatti con gesti semplici. Con l’entusiasmo e il coraggio di chi non accetta che venga uccisa la speranza di nessuno ad un futuro migliore. Piccolo, adulto, anziano, straniero, italiano, buono o cattivo che sia.

Scope, rastrelli, secchi e secchi della mondezza riempiti sono serviti? Bhè, possiamo dire che sono serviti.. alla reale pulizia? Non solo.. a lanciare un messaggio, a conferire un significato tutto nuovo alle cose che ci circondano, a trasmettere, con le parole e con le azioni, che ci si può riappropriare di ciò che è nostro, della nostra dignità, della nostra libertà, della nostra bellezza. E’ servito a capire che si… INSIEME SI PUO’!

Valentina

Articolo su RomaToday